SETTORE OLIVICOLO
In tutte le civiltà sorte nel bacino mediterraneo, l'olivo è stato sempre ritenuto un albero sacro e il succo (olio), estratto dai suoi frutti, veniva utilizzato non solo come alimento ma anche a scopo religioso e rituale: gli Egizi lo consideravano un dono degli dei, i Fenici lo diffusero con il loro commercio, definendolo "oro liquido"; i Greci e i Romani lo usavano per scopi medicamentosi e come combustibile nelle lampade votive; gli Ebrei lo adoperavano per "ungere" il loro Re; i Cristiani da sempre lo impiegano nei riti più significativi.
L'olio di oliva rappresenta per tradizione alimentare e legame al territorio uno dei prodotti fondamentali dell'agricoltura mediterranea, di indiscusso valore nutrizionale per la composizione chimica e le caratteristiche organolettiche esaltate dal suo impiego quale condimento.
Tremila anni fa gli antichi e lungimiranti Greci introdussero la coltivazione dell’olivo nell’area calabrese, esaltando queste terre. Oggigiorno, sono molteplici le varietà di ulivo presenti sul territorio (Carolea, Tondina, Rossanese, etc..) e la combinazione tra queste dà vita ad una serie di olii che, grazie alle loro qualità organolettiche, vantano anche certificazioni di qualità come il marchio Dop.
L’olivicoltura in Calabria, in particolare, vanta tradizioni secolari ed oggi rappresenta una delle risorse economiche più rilevanti della regione.
Il settore olivicolo calabrese conta oltre 135 mila aziende operanti che insieme coltivano più di 155 mila ettari investiti ad olivo, in massima parte da olio. Volendo fornire delle misure di paragone si evidenzia che la Calabria è la seconda regione italiana per produzione dopo la Puglia. L'incidenza percentuale sul totale nazionale del numero di aziende operanti è pari al 12,3% mentre la superficie investita ad olivo è il 15,5% di quella italiana.
Emergono, dai suddetti dati, tanto l'importanza dell'olivicoltura nell'economia regionale, quanto i principali problemi che assillano tale settore.
Tanti punti di forza e altrettanti di debolezza. Così potrebbe apparire la situazione del ramo della produzione olivicola in Calabria, caratterizzata da un territorio con una grande tradizione olivicola ed una produzione di rilievo ma, nello stesso tempo, contraddistinto da molti fattori di debolezza strutturale che fanno assomigliare il comparto ad un gigante dai piedi d’argilla.
In effetti, se da un lato aumenta la sensibilità del consumatore verso i prodotti di qualità e salutisti, il cui consumo è legato alla riscoperta delle tradizioni locali (storiche, naturali e paesaggistiche), dall’altro cresce la concorrenza delle multinazionali che puntano continuamente all’incremento della produttività ed all’abbassamento dei costi di produzione, anche a scapito della qualità.
Di fronte a queste tendenze, ai piccoli e deboli produttori locali non resta che puntare sull’aggregazione delle forze per cementare la base produttiva sulla quale appoggiare un’attività di trasformazione, imbottigliamento e commercializzazione solida e forte, capace di esaltare la tipicità delle proprie produzioni e di competere alla pari con le multinazionali del settore ( Verde Oro Coop.). In questo contesto, la presenza della cooperativa costituisce una grossa opportunità per la miriade di piccole e medie aziende della zona che a questa si sono associate per contrastare la concorrenza, rappresentata dai nuovi paesi produttori e dalle grandi aziende del settore.